Come è noto ormai da tempo, esiste un problema insegnati di sostegno decisamente difficile da risolvere. Mancano all’appello 85 mila docenti con specializzazione o sarebbe meglio dire, mancano docenti di sostegno con specializzazione al nord mentre al sud ve ne sono anche troppi.

Il Ministro Valditara ha cosi inquadrato il problema, le università non riescono a specializzare docenti a sufficienza e comunque li specializzano in regioni dove c’è poco bisogno, mentre nelle regioni del nord, dove la carenza è maggiore, le università stentano a specializzarne insegnanti a sufficienza.

Il vecchio sistema certamente non funzionava, i posti per il TFA sostegno erano decisamente troppi al sud Italia e troppo pochi al nord. La speranza che i docenti specializzati al sud potessero coprire i posti rimasti vacanti al nord non si è concretizzata e il risultato è sotto gli occhi di tutti. Graduatorie strapiene o quasi in tutte le province del sud e quasi vuote in quelle del nord.

I governi non avevano fatto bene i conti, chiaramente, le situazioni personali o familiari o di altro genere, impediscono a tanti docenti di spostarsi dal nord al sud, le speranze di ritornare in tempi brevi a casa sono scarse. Il MIM cerca dunque di intervenire con il decreto legge 71/2024.

Per sopperire all’attuale fabbisogno di docenti di sostegno – si legge sul testo del decreto 71/2024 pubblicato in Gazzetta Ufficiale – in via straordinaria e transitoria, in aggiunta ai percorsi di specializzazione sul sostegno, che in base alla normativa vigente rimangono affidati ordinariamente alle università, la specializzazione per le attività di sostegno didattico agli alunni con disabilità si consegue, fino al 31 dicembre 2025, con il superamento dei percorsi di formazione attivati dall’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (INDIRE) di cui all’articolo 19, comma 1, del decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 luglio 2011, n. 111″.

“Grazie a questo intervento – ha aggiunto il Ministro – riusciremo a dare una risposta concreta a circa 85mila docenti che, ad oggi, prestano servizio sul sostegno senza aver avuto la possibilità di specializzarsi”.

Da un certo punto di vista il discorso fila, dato che, la gran parte di questi 85 mila docenti precari, non specializzati si trova al nord. La qualità della formazione dei docenti però scende ancora un po’ più giù.

Si era partiti con le SSIS (Scuola di specializzazione all’insegnamento secondario), corsi della durata biennale per poi passare ai più concentrati TFA (tirocinio formativo attivo). Ora i corsi di INDIRE. Il problema di fondo rimane lo stesso. Al sud, e in parte anche al centro, si trovano laureati disposti a seguire corsi più impegnativi per diventare docenti, al nord no. Le opportunità di lavoro non mancano e lo stipendio di un insegnante non è abbastanza attraente.

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